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Venerdì – 17 ottobre 2014 – ore 18.00

Costruire l’architettura – Elio Di Franco “Il dono dell’architettura: Dynamo Camp e altro”

Elio Di Franco

L’arte del dono richiede sensibilità, raffinata e sobria eleganza, trasparenza e leggerezza.

Elio Di Franco è l’incarnazione di queste qualità. Lo ha sottolineanto, presentandolo, Laura Andreini. Le comunica con immediatezza. Si leggono nel suo aspetto, nei suoi modi, nella sua voce. Fondano i suoi porogetti. Informano la cura con cui ne realizza l’esterno e gli interni fin nei minimi particolari.

Sicché il tema dell’incontro ha un duplice senso: soggettivo e oggettivo. Elio Di Franco ha il dono dell’arte di edificare e i sui edifici sono un dono.

Quando il committente è in perfetta sintonia con queste sensibilità, come per il Dynamo Camp, l’Architettura sembra raggiungere quello scopo ultimo per il quale è stata da sempre pensata: la felicità. Un luogo che accoglie bimbi affetti da gravi malattie, dove l’unica terapia è abitare giorni felici.

Quando la burocrazia è amica e le regole poche, chiare, semplici, di buon senso, come in Lussemburgo, riportare a nuova vita una raffinata palazzina Decò in decadenza, fa sì che la capacità del dono diffonda delizia non solo a chi l’abita, ma alla città intera.

Straordinaria è poi l’idea stessa di mostrare la propria opera demolita davanti alla Fortezza da Basso. Provvisoria, ma molto apprezzata. La dura – e paradossale – legge del culto moderno dei monumenti, ne ha decretato la breve vita e la morte. Elio Di Franco non ha lasciato trasparire alcun senso polemico. Rovina e splendore dell’architettura mostrate con l’amore di sempre per la propria arte. Un grande, generoso dono anche questo.

Anche le fortezze, quanto più sono grandiose, si abbattono – è lo scopo principale del nemico.

Francesco Ventura


Friday – oct 17th 2014 – 6.00 pm

Building the architecture – Elio Di Franco “The gift of architecture: Dynamo Camp and beyond”

Elio Di Franco

 


The art of the gift takes sensitivity, refined, simple elegance, and transparency, a lightness of touch.

Elio Di Franco embodies all these qualities. As she introduced him, Laura Andreini pointed this out. He conveys these qualities immediately. They can be understood in his appearance, his manners and his voice. And they are the foundations of his designs. They inform the care he takes in designing exteriors and interiors down to the smallest detail.

The talk’s theme was dual in its meaning, both subjective and objective; Elio Di Franco has the gift of the art of building and his buildings are a gift.

When the client is in perfect accord with these sensibilities — as was the case with the Dynamo Camp — architecture seems to achieve that ultimate goal for which it has always been meant: happiness. This place welcomes children with serious illnesses, where the only therapy is spending happy days here.

When bureaucracy is on your side and the rules are few, clear, simple and sensible — like in Luxembourg — bringing back to life an elegant Art Deco building in disrepair lets the gift gifting ability spread delight to those who go there and to the entire city.

It was an extraordinary idea to show his own work that had been in front of the Fortezza da Basso and was demolished; it was a work that was temporary, but very much admired. The harsh — paradoxical — law of the modern worship of monuments decreed its death after a short life. Elio Di Franco conveyed no sense of contentiousness about it.. He showed us the ruins and beauty of his architecture with a steadfast love for his art. This is another great, generous gift.

Even fortresses, when they are most magnificent, are brought down — indeed, this is the primary goal of the enemy.

Francesco Ventura